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Tutto vibra, ogni percezione, ogni oggetto, sostanza, materia, fenomeno, è in realtà un processo vibratorio e pulsante, a volte percepito in quanto tale, più spesso celato in un'apparente staticità. La vibrazione (spanda) è la natura essenziale di tutto l'universo nelle sue molteplici manifestazioni, è informazione, energia, movimento, in una parola, coscienza (prakasa).
Lo studio della vibrazione, attraverso il suono e i moti oscillatori in genere, permette di passare con naturalezza dalla fisica alla metafisica, dall'osservazione dei fenomeni fisici alla pratica spirituale, intesa come autoriconoscimento profondo della propria natura essenziale.
Il nostro corpo è composto da specifiche frequenze vibratorie che ne determinano le caratteristiche organiche (biologiche e fisiologiche) e i nostri pensieri si formano sulle modalità vibratorie della consapevolezza individuale, si può intendere il campo, o corpo vibratorio, come una vera e propria matrice sottile di ciò che è manifesto.
Ma coscienza e consapevolezza sono due cose distinte, la coscienza vibra in ciascun individuo, perfetta e inviolabile, fluida, radiante e immutabile, tale è la condizione originale, è l'Essenza, la Divinità Interiore, priva di nome e personalità, oltre il tempo e lo spazio.
La consapevolezza equivale ad una presa di coscienza, una maggiore comprensione di sè stessi e della realtà ultima, è coscienza che si riconosce... tale consapevolezza riflessiva (vimarsa) può essere metodicamente sviluppata, accresciuta, ed è ciò di cui si occuparono (e in parte tutt'ora si occupano) le grandi tradizioni spirituali del pianeta.
Accrescere la propria consapevolezza consiste in effetti di un incremento vibratorio, come se venissero integrate frequenze latenti, attive nella coscienza ma non accese dalla consapevolezza; ciò necessariamente coincide con l'attivazione di specifiche parti del cervello prima inutilizzate o usate in modo blando.
Naturalmente un utilizzo consapevole delle dinamiche celebrali porta una maggiore cura e attenzione alla salute del corpo, alla correttezza delle proprie azioni e quindi ad un graduale instaurarsi di sane abitudini di vita che contribuiranno a loro volta ad un ulteriore incremento vibratorio.
Aumentare le vibrazioni della consapevolezza significa realmente innalzare le proprie capacità cognitive, essere presenti e partecipi di frequenze più rapide e quindi più alte (acute se fossero udibili), dove sperimentare una maggiore libertà di pensiero, una più raffinata propriocezione e un pacificante senso di interconnessione con tutto ciò che ci circonda.
Psichicamente ciò equivale alla differenza tra un tipo di pensiero annebbiato, lento, irrequieto, fortemente condizionato dalla memoria e un tipo di pensiero lucido, quieto, fluido e creativo... ma non si tratta di due distinte categorie di pensiero, bensì di un processo dinamico dove aumentando la vibrazione della consapevolezza si manifestano veri e propri risvegli cognitivi.
Ciò non va confuso con le onde celebrali (beta, alfa, theta....) che oscillano a basse frequenze, tali onde sono il prodotto delle funzioni dell'encefalo e riducono sensibilmente la loro frequenza in proporzione all'incremento delle vibrazioni della consapevolezza, più è elevata la consapevolezza, più sono lente le onde celebrali, in pratica si traduce con la quiete psicofisica e la ricchezza creativo-immaginativa che accompagnano un individuo consapevole.
Immagina l'essere umano come un suono: un centro tonale collocato nel ventre, centro del corpo, baricentro fisico ed emozionale e sede dell'hara, determina la "nota fondamentale" o prima armonica, connessa alla forza vitale; da questo centro tonale emanano le vibrazioni armoniche superiori (in accordo con la sequenza degli armonici naturali), ognuna delle quali, una volta risvegliata dalla consapevolezza, rende più complessa e ricca la vibrazione generale dell'individuo, pur mantenendola integralmente uguale a se stessa, come un albero che sviluppando le foglie mantiene totalmente il suo "essere albero".
Non tutti gli individui vibrano consapevolmente allo stesso numero di armoniche, è come dire che alcuni emanano un suono più cupo, meno ricco e interessante, mentre altri emanano un suono brillante e ricco di sfumature. Nel primo caso verranno maturati sentimenti, pensieri e azioni abitudinarie, limitate al noto e fortemente duali e il suono della voce sarà tendenzialmente piatto o inibito anche quando appare acuto e squillante. Il secondo caso è quello dell'individuo autonomo e brillante, creativo ed empatico, e il suono della sua voce manterrà fermezza e chiarezza pur attingendo a varie modalità espressive.
Si può anche considerare il fatto che alcuni individui "stabiliscano" il loro centro tonale nel secondo armonico, in questo caso viene a mancare il radicamento (aderenza alla realtà) che viene garantito dal riconoscere come base fondamentale della propria esistenza la sede della forza vitale (hara), inoltre si rivelano sfasate nelle loro caratteristiche, tutte le successive armoniche superiori, con conseguente deformazione della realtà e dell'immagine di sè.
Un'altra manifestazione di scarsa consapevolezza si ha con individui che hanno attive numerose armoniche (quindi una personalità ricca e complessa), che però non vibrano in un rapporto armonico, è come se ci fossero delle "stonature", che, spesso dovute ad una forte identificazione egoica (attaccamento all'immagine di sé), si esprimono come eccessi, aspetti bizzarri, comportamenti futili o inopportuni...
Il suono con le sue proporzioni armoniche è come uno specchio dove riflettere la nostra natura essenziale, lo studio dell'armonia sonora apre le porte al riconoscimento dell'ordine naturale del cosmo nel micro e nel macro, non come una dimensione statica, ma come un costante divenire. L'armonia è un processo dinamico che si muove per squilibri, come una danza o più semplicemente come l'atto del camminare, che richiede un continuo sbilanciamento dell'equilibrio statico, affinché si realizzi un nuovo equilibrio dinamico.
Ogni individuo possiede un "campo di coscienza", un riflesso integrale del Tutto che può essere consapevolizzato della sua unicità non separata, cioè acceso dell'autoriconoscimento.
La coscienza pulsa di vita oltre la vita in ogni essere e manifesta in sè, nell'eterno attimo presente, la perfezione del moto immobile, l'immutabile mutamento, la vibrazione.
Viviamo in tempi di grandi e rapidi cambiamenti, questo è ormai evidente a molti, certamente lo è per chi il cambiamento lo agevola nella propria vita e si adopera affinché si espanda nella vita di altri.
Si tratta di un cambiamento a molti livelli, cambia la mente, cambiano le relazioni, la percezione di ciò che siamo e ciò che ci circonda.
Certo, affiorano ai nostri occhi moltitudini di orrori, non credo sia necessario elencarli, ma credo possa essere utile associarli alla sporcizia che si evidenzia quando ci si accinge a pulire qualcosa... vederne la consistenza non può e non deve impedirci di continuare a strofinare.
Persino i metodi di gestione delle società umane iniziano ad apparire antiquati e inadatti; i governi risultano inadeguati a soddisfare le emergenti modalità di pensiero, la democrazia stessa non può più soddisfare la nuova coscienza che sta fiorendo sul pianeta nonostante tutti gli apparenti impedimenti.
Si tratta di un sviluppo naturale, l'umanità evolve e i suoi sistemi dovranno necessariamente riflettere tale processo.
Esistono altri modi di gestire un paese, le risorse umane e ambientali.
Esistono altre geometrie oltre alla piramide e non è detto che l'unica maniera per progredire sia lineare.
Questo può accadere e sta accadendo, quando ci riconosciamo parte integrante del tutto, quando annulliamo l'illusione della separazione, quando spontaneamente sostituiamo il conflitto con la connessione, o più semplicemente, la polemica con la proposta.
Allora possiamo vedere con quanta naturalezza le forme rotonde sono applicabili ad ogni tipo di organizzazione in ogni ambito: sentimentale, professionale, sociale, istituzionale...
La sfera dell'olocrazia può sostituire la piramide democratica, ormai degna di figurare fiera tra le grandi opere del passato; il progresso, o meglio il progredire, è spiraliforme e si muove in cerchi, cicli simili a se stessi ma mai uguali, come l'alternarsi del giorno e della notte, il ruotare delle stagioni o il fluire dell'energia nel nostro corpo.
Olocrazia è "potere di tutti"; cadono le deleghe di responsabilità, ognuno è responsabile per tutti.
Responsabilità non è un peso o una colpa ma, come suggerisce il termine stesso, è "abilità di responso": la nostra naturale capacità di dare risposta alle esigenze della vita quotidiana.
In un sistema olocratico prevale la coscienza di unità che deriva da un profondo senso di interconnessione, la consapevolezza che "siamo uno", che siamo il pianeta. Questo porta spontaneamente alla collaborazione e alla reciprocità, liberando finalmente ogni vincolo energetico, iniziando dall'informazione non più mediata ma diretta da trasmettitore a ricevente, per giungere alla gestione del tempo, del lavoro, delle risorse naturali e dei talenti individuali.
Siamo essenzialmente liberi, ma possiamo vivere pienamente tale libertà solo quando ci riconosciamo nell'unità, come le diverse sfumature di un unico orizzonte, o i differenti armonici di un unico suono.
Il suono risponde a leggi naturali che possono essere e sono, in buona parte, studiate e conosciute.
I principi della risonanza, le consonanze e dissonanze all'interno dell'ottava, la sintonia e sincronia, e le proporzioni dell'armonia, formano un linguaggio originario che può insegnarci come condurre le nostre vite affinché l'armonia del suono possa trasformarsi nell'armonia dell'essere. Tutto è vibrazione, e la conoscenza del suono può essere tradotta nella conoscenza della vita, come realtà fisica e metafisica.
L'esperienza dell'armonia sonora contiene l'informazione che, una volta acquisita e assimilata, innesca un irreversibile processo di trasformazione. Le proporzioni che dispongono naturalmente differenti vibrazioni tra di sé diventano le proporzioni che regolano i differenti aspetti della nostra vita: le funzioni del nostro organismo, il rapporto volontà-emozioni-pensiero, le relazioni interpersonali, il rapporto con l'ambiente etc... tutto tende a disporsi in modo naturalmente equilibrato, secondo leggi ben precise.
Questo processo posto in larga scala diventa un ordine sociale, un sistema armonico globale dove l'individuo si colloca nel suo posto senza forzature di sorta, anzi, realizzando perfettamente la sua natura più profonda.
Se tutto questo può apparire utopistico e fantasioso è a causa dei condizionamenti che ancora affermano ciò che è maggiormente noto come unica possibilità: poteri forti al controllo, inquinamento irreversibile, ignoranza delle masse etc... ma il nostro compito in questi tempi è proprio quello di mollare la presa con ogni genere di convinzione limitante ed aprirci al meglio che la nostra mente sia in grado di generare. Se questo non fosse sufficiente, è nostro dovere acquisire le informazioni necessarie affinché nel nostro immaginario si possano generare e rendere plausibili idee di concreta e illimitata creatività, e nei nostri cuori sentimenti di pura bellezza fine a se stessa... le nostre azioni seguiranno inevitabilmente tale flusso, unendosi armoniosamente a quelle dei nostri simili che per risonanza attireremo nelle nostre vite.
Tutto ciò è reale, è vivo ed è inarrestabile.
Esiste una grande onda sul nostro pianeta, è un'onda rotonda di guarigione, di amore e conoscenza, e una volta che ne siamo travolti possiamo scoprire, che quell'onda siamo tutti noi!
Paul Hawken parla della "Moltitudine inarrestabile"
Secondo le tradizioni e i miti di
molti popoli, la Creazione
dell’Universo è avvenuta per mezzo di un suono primordiale, un suono dal potere
creativo di natura misteriosa e ineffabile.
Come evidenzia
il musicologo Marius Schneider “tutte le volte
che la genesi del mondo è descritta con sufficiente precisione, un elemento
acustico interviene nel momento decisivo dell’azione […] L’abisso primordiale,
la bocca spalancata, la caverna che canta, il singing o supernatural ground
degli Eschimesi, la fessura nella roccia delle Upanishad o il Tao degli antichi
Cinesi da cui il mondo emana “come un’albero”, sono
immagini dello spazio vuoto o del non essere, da cui spira il soffio
appena percettibile del creatore. Questo suono, nato dal vuoto, è il frutto di un
pensiero che fa vibrare il Nulla e, propagandosi, crea lo spazio”, come nel
misticismo Sufi dove si parla di un vita silenziosa chiamata Zàt, da cui tutto è scaturito sotto
forma di vibrazioni artefici di vibrazioni.
Il "Vangelo secondo
Giovanni" recita che: "Nel principio era il Logos e il Logos era
presso Dio, e il Logos era Dio. Egli era da sempre presso Dio". Aggiunge
poi: "...tutto
venne all'esistenza per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu creato di ciò che
esiste....". Il termine logos che viene tradotto nel
periodo illuminista con "verbo" o "parola", prima del '700
era generalmente inteso come "suono".
Va anche ricordato che il suono
delle parole riveste nella Bibbia una particolare rilevanza al punto che una
corretta pronuncia del nome di Dio, YHVH, letto con la corretta intonazione,
avrebbe per effetto in colui che la pronuncia, l'identificazione con la stessa
divinità. Il comandamento “non pronunciare il nome di Dio invano”,
deriva dal fatto che per la tradizione ebraica, la progressiva decadenza
spirituale che avveniva da una generazione all'altra, rese alcuni nomi impronunciabili, a causa del loro
potere e della loro appartenenza a esseri spiritualmente superiori e vicini a
Dio.
Del resto l'idea di suoni primordiali o suoni con capacità creativa è
diffusa anche in altre tradizioni:
I sacerdoti dell’antico Egitto attribuivano la creazione del mondo alla risata
di Thoth, divinità della scrittura, della musica e della parola creatrice.I miti di creazione egizi variano a seconda
della zona geografica: a Menfi, dove la genesi è
attribuita all’opera di un unico creatore, il dio Ptah, la creazione di ogni cosa
avvenne pronunciandone il nome, letteralmente dandogli vita attraverso "la
parola divina".
In India, la culla della più
antica filosofia giunta fino ad oggi, Brahma è il Tutto, creatore e coscienza
universale. Il Samaveda, uno dei quattro testi più antichi dei Veda (i
testi sacri dell’Induismo redatti da anonimi saggi detti “veggenti vedici”) è
interamente dedicato al suono, al canto e alla musica. Nada Brahman, nelle
successive Upanishad (Chandogya), indica il suono primordiale Om o AUM, come
l'emanazione dello spirito di Brahman.
Un
sottile filo ancestrale lega i testi sacri dell'India antica alla cultura dei
nativi americani, dove si dice che il mondo fu creato con un canto,
identificando la dimensione acustica come la più vicina all'origine della vita.
Cosi anche per gli aborigeni
d’Australia, per i quali la creazione risale al Tempo del sogno (più una dimensione della coscienza che un periodo temporale), in cui esseri totemici attraversarono la terra cantando di
ciò che incontravano (rocce, fiumi, animali, piante) e così facendo
portarono questi elementi a manifestarsi.
Questo suono originario ricorda
quel suono primordiale originato dal Big Bang che nel 1965 fu scoperto,
ancora presente negli spazi astrali, dagli scienziati di Princeton e che viene
paragonato al basso ruggito di un leone o al passaggio di un aereo.
Il noto ricercatore in ambito sonoro Alfred Tomatis ipotizzò un esistenza precosmica caratterizzata da un altissimo livello di coerenza simmetrica; con il graduale incedere di tendenze asimmetriche si giunse a un punto critico dove avvenne una rottura la quale diede vita a un'onda potentissima, scandita da un incontenibile boato... il Big Bang! da quel momento tutto ciò che esiste, perdendo l'originaria simmetria si espande spostandosi in un unica direzione, un uni-co verso.
Oggi i fenomeni che mettono in relazione il suono e la forma (intesa come struttura e organizzazione della materia nello spazio) vengono studiati dalla scienza o pseudoscienza chiamata cimatica (dal greco Kyma = onda) così battezzata dal ricercatore svizzero Hans Jenny che negli anni '60 riprese e approfondi gli studi del musicista e fisico tedesco Ernst Chladni vissuto nel XVIII secolo.
La cimatica riesce in modo stupefacente a dare prova di una famosa asserzione di Pitagora ossia che "la geometria delle forme è musica solidificata"
Esperimento di cimatica
Se il suono ha la sua origine nel movimento, si può
immaginare, visto che tutto nell’universo si muove in un’incessante fluire,
come in esso si produca una grandiosa armonia.
Nell'antica Grecia il cosmo era
concepito come una lira a sette corde suonata dal dio Apollo, che era la
divinità della musica e della medicina; Pitagora (VI secolo a.C.), che continua
ad influenzare la nostra cultura con il suo pensiero, oltre a essere il primo
intellettuale occidentale a mettere in chiaro le relazioni tra gli intervalli
musicali, cercò di scoprire i legami tra i suoni e l’ordine nascosto della
natura, "studiate il monocorde e scoprirete i segreti dell'universo”
si dice abbia detto, sostenendo chedallo studio di un unica corda vibrante si potrebbero scoprire gli aspetti
microscopici della vibrazione sonora e studiare le leggi macroscopiche che
regolano il cosmo.
Nel concetto di “armonia delle
sfere”, successivamente approfondito da Platone, Cicerone e Dante e più
recentemente dal padre dell’astronomia moderna Keplero (1571 – 1630), si cerca
di sondare struttura e proporzione dell’universo, ai moti rotatori dei pianeti
viene associata una sinfonia musicale, prodotta proprio dal movimento di ogni
singola sfera celeste. In epoche in cui non vi era modo di ottenere valori
empirici, venne ipotizzato un legame tra astronomia e musica, ricercando
un’analogia tra le diverse distanze che separano i pianeti dal centro del
cosmo, e le distanze tra le varie note (intervalli) osservate in una corda
musicale.
Per alcuni questa
armonia celeste è reale e concreta nelle sue porzioni armoniche a cui il nostro
orecchio è sensibile, non ce ne accorgiamo semplicemente perché, oltre a
possedere una lievissima intensità, udendola costantemente sin dalla nascita
non siamo in grado di oggettivarla, così come chi vive lungo la riva di un
fiume non è più in grado di distinguere il fragore delle acque se non dirigendo
coscientemente ad esso la sua attenzione.
L’armonia è proporzione naturale, sia che si manifesti nel
suono, nella forma o nel colore, evoca bellezza e benessere, come quando ci
troviamo immersi in una natura totale e
riusciamo a percepirne la perfetta spontaneità in ogni sua parte; difatti si
può asserire che il potere dell’armonia non sta nel “valore
giusto”ma nella giusta proporzione, ed è potere, perchè il suono crea la forma!
Questo ha a che fare con ciò che sperimentiamo come esseri ricetrasmittenti, Gandhi ha detto "Le
tue convinzioni diventano i tuoi pensieri, i tuoi pensieri diventano le tue parole, le tue parole diventano le tue azioni, le tue azioni diventano le tue abitudin, le tue abitudini diventano i tuoi valori. I tuoi valori diventano il tuo destino."
Le nostre convinzioni, i nostri pensieri, sono potentemente vibranti quando allineati al sentimento e all'emozione... è possibile emettere e risuonare la paura ed è possibile emettere e risuonare l'amore, gli effetti su di noi e sulla nostra realtà saranno diametralmente opposti... a noi la scelta!.
Tecnologia Antica: effetti e influenze delle frequenze
Ogni produzione vocale, sia parlata che cantata contiene armonici (detti anche parziali o ipertoni), ogni voce è cioè composta da una combinazione di svariate frequenze che ne stabiliscono il timbro, se variamo l'uso delle cavità risonanti (muovendo le labbra, la mandibola, la lingua...) cambia la composizione armonica del suono e possiamo distinguere una U da una A o una I.
Con la definizione di canto armonico si intendono generalmente una serie
di tecniche e stili vocali dalle origini remote che tende ad
enfatizzare la componente armonica presente nella voce, alcune frequenze vengono "filtrate" in modo da farne spiccare altre in modo netto e chiaro; in certi casi si
amplificano i singoli armonici fino a renderli protagonisti assoluti
dell'emissione vocale, come in alcuni degli stili del vasto insieme di tecniche Khoomi (Choomei, Xoomii, Homi, Xhoomij, Kogemei...).
Il Khoomi ha probabilmente avuto origine in diverse aree della Mongolia contemporaneamente, ma si è particolarmente sviluppato nella regione di Tuva. Da sempre associato alla forte tradizione sciamanica di quelle terre, dove la musica è ispirata dai cicli, dai respiri dalla natura e ne imita le voci, e dove la natura è considerata espressione dello spirito, il canto armonico rappresenta nella cultura mongola, uno strumento tradizionale di trascendenza e di comunicazione con la dimensione degli spiriti, degli dei e delle forze naturali.
In alcune delle più popolari tecniche Khoomi, come il Sygyt, vengono prodotti suoni molto acuti e flautati che generano melodie dall'affascinante effetto ipnotico... difficile non restare meravigliati dal loro ascolto! Il Kargyraa e il Chylandyyk invece utilizzano note fondamentali molto basse, con specifici armonici che ne determinano la forma e le risonanze nel corpo, in modo simile alle tecniche usate in Tibet nelle pratiche tantriche dei monasteri di Gyume e Gyuto, dove la recitazione dei sutra si avvale della profonda vibrazione del canto armonico per amplificarne le risonanze nel cosmo.
In occidente la conoscenza degli armonici risale alle scoperte di Pitagora nella Grecia del VI secolo, il quale riusci a esprimere matematicamente i rapporti armonici; ma aldilà di ciò, nell'antica Grecia venivano officiati culti che consideravano i suoni vocalici come veri e propri portali di comunicazione con gli eroi viaggianti simbolo degli dei: i pianeti. Sequenze ascendenti avevano la funzione di protendere verso il divino e trascendere la materia (portale degli dei, ascensione), mentre le sequenze discendenti, preferite dai pitagorici, tendevano ad infondere le qualità divine nella materia e quindi nel corpo (portale dell'uomo, incarnazione).
L'interesse per il canto armonico si sveglia nel mondo moderno attorno agli anni '70, grazie al lavoro di ricerca e sperimentazione dell'etnomusicologo vietnamita Tran Quang Hai, dei compositori e cantanti David Hykes, Roberto Lanieri e altri pionieri come Michael Vetter e Christian Bollman.
Le tecniche sviluppate in occidente si distinguono da quelle orientali soprattutto per le diverse energie coinvolte nella produzione (minore pressione dell'aria e minore forzatura delle corde vocali) e per la varietà dell'utilizzo in ambito creativo/artistico, che provvede all'ampliamento degli orizzonti stilistici pur mantenendo sempre un'intrinseca connessione all'esperienza spirituale,
Gli armonici si generano nelle cavità orali sulla base della nota fondamentale (la vibrazione generata dalle corde vocali) seguendo fedelmente la loro naturale progressione, la quale esprime i rapporti numerici e vibrazionali del concetto di armonia. La progressione degli armonici infatti mostra come diverse frequenze vibratorie si possano relazionare tra di sé determinando quei rapporti di ordine ed equilibrio che da sempre sono stati ritrovati in svariate manifastazioni naturali, tanto da spingere numerosi ricercatori, filosofi e artisti di ogni epoca, a cercare nell'ordine armonico un codice di creazione universale.
Con il canto degli armonici questi rapporti vengono amplificati e fatti vibrare in tutto il corpo e nello spazio circostante, trasmettendo per risonanza le loro qualità armonizzanti.
La progressione degli armonici è teoricamente infinita e va gradualmente a comprendere rapporti sempre più infinetesimali e complessi. Questo fattore, nel sostenere l'idea dell'onnipresenza di rapporti armonici, lascia intuire come tutte le manifestazioni della realtà possano esprimere una qualità armonica.
Mentre ogni suono naturale e musicale è formato da una amalgama di differenti frequenze, gli armonici che ne compongono la struttura non sono ulteriormente frazionabili,sono toni puri, atomi sonori e per questo totalmente impersonali... se ogni voce umana è unica e distinguibile per la sua peculiare conformazione timbrica, gli ipertoni che la compongono sono gli stessi per chiunque, appartengono ad una sfera dell'essere priva di personalità, eterea e trascendente, inoltre, essendo porzioni di suono sempre più acute e lievi rispetto alla fondamentale, indicano un'ulteriore qualità della vibrazione, cioè di mettere in contatto risonante e quindi in comunicazione, differenti stati di coscienza.
Cantare un'armonico significa schiudere le ali, risvegliare una percezione sottile, contattare l'aspetto divino dell'essere umano e farlo risuonare in connessione all'immancabile suono fondamentale, le radici, emblema dell'esperienza incarnata. Con una buona padronanza tecnica gli ipertoni prodotti sono chiari e forti, mettono in risonanza tutta la scatola cranica, generando in chi li produce una sorta di esplosione luminosa, probabilmente dovuta alla forte ricarica della corteccia celebrale che deriva dalla metabolizzazione delle frequenze acute.
Infatti i benefici dimostrati di queste tecniche sono molti, oltre a migliorare le performance vocali per una maggiore capacità di sentire in
modo più completo i suoni prodotti e a ricaricare la corteccia cerebrale (i suoni acuti sono energizzanti e alimentano il cervello tramite la conversione che avviene nell'apparato uditivo delle onde acustiche in impulso elettrico), una sessione di canto armonico provvede alla riduzione dei ritmi cardiaci e del consumo d'ossigeno grazie al rallentamento del ritmo respiratorio; rallentano l'attività delle onde cerebrali (con un'incremento di onde alfa) e la percezione temporale, riducendo inevitabilmente tutti i ritmi generali del metabolismo e favorendo differenti stati di coscienza; in questa condizione si creano nuove sinapsi neuronali nel cervello... le implicazioni sono molte...
Volendo sintetizzare con le parole di Roberto Laneri "Per quanto riguarda il canto armonico, non c'è alcun dubbio che si tratti di una delle vie maestre a quella sospensione del dialogo mentale che la moderna neurofisiologia, d'accordo con l'antica sapienza, riconosce come la modalità ottimale di funzionamento cerebrale".
Nel Nada Yoga (yoga del suono) il canto di specifici ipertoni è associato all'attivazione e armonizzazione dei corrispettivi centri energetici, nella pratica musicoterapica di stampo orientale le tecniche di overtoning vengono applicate nel riequilibrio delle energie sottili, essendo tali suoni ritenuti capaci di stimolare un naturale riallineamento energetico, requisito fondamentale per uno stato di benessere e salute.
Quindi il canto armonico può essere considerato come uno strumento di purificazione e cura, induttore di stati meditativi e veicolo di conoscenza dell'universo vibratorio. Il suo ascolto e utilizzo evocano immediatamente la dimensione spirituale portandola nell'esperienza quotidiana, dentro il corpo, in modo semplice e diretto... incontriamo i suoni celestiali ...sotto la volta del palato.
ALATA - Dall'album "Mahanada" di Tashi Massimo Fabbrucci
Performance di canto armonico di Christian Bollmann
Al di là del valore simbolico che possiamoattribuire ad un suono, in base alla
nostra cultura e alla nostra esperienza personale,esistono alcuni modelli sonori che hanno caratteristiche
originarie, primitive. Si tratta prevalentemente delle voci della natura: i
suoni degli elementi, come la pioggia, il vento, il tuono, ma anche il vasto
repertorio di suoni non articolati presenti nel regno animale e in quello
umano. La principale differenza tra il linguaggio umano e quello animale è che
l’uomo usa un linguaggio verbale permesso dallo sviluppo dall’area celebrale
della neocorteccia. Tramite le parole
(simbolo prima sonoro, poi grafico), è possibile comunicare accurate
descrizioni, speculazioni intellettuali e fantasiose astrazioni, che possono
essere completamente separate dalla realtà oggettiva.
L’uomo però, anche se in modo generalmente represso,
condivide con i mammiferi la principale caratteristica del loro linguaggio
vocale, ossia la capacità di comunicare direttamente le emozioni; frutto del cervello limbico questo linguaggio
esclude la separazione tra il soggetto che percepisce o comunica e l’oggetto
percepito o comunicato.
Un ringhio minaccioso, un mugolio lamentoso, un grido di
richiamo, sono alcuni tra i tanti versi animali che fanno parte dell’eredità
ancestrale di ogni essere umano, ognuno di questi suoni veicola un messaggio
chiaro e universale che, andando ben oltre il retaggio culturale e suoi
condizionamenti, arriva a contattare memorie cellulari connesse al regno
dell’inconscio, stimolando forti reazioni emotive, istintive e automatiche.
Il suono del respiro e il battito del cuore,portano quell’informazione di protezione
acquisita nel periodo prenatale, capace di placare il neonato che attira la
madre con il suono del suo pianto disperato. Allo stesso modo in qualunque
parte del mondo si può distinguere un urlo di dolore da un urlo di rabbia, o
incontrare il suono di una risata ad accompagnare l’allegria e il divertimento
delle persone. Persino le esclamazioni, siano esse di dolore, di piacere,
stupore, esultanza, paura, hannosuoni
comuni in ogni popolo della terra e utilizzano sovente le stesse vocali; cosi
anche nel tono della voce parlata, quando questa fluisce in modo naturale e non
è manipolata,emerge fedelmente lo stato
emotivo del momento, rivelando incertezza, timore, disprezzo, entusiasmo,
provocazione, affetto, etc.
Il potere paralizzante del grido e del clamore sonoro, ha
fatto si che questi rientrassero nelle strategie di combattimento di quasi
tutti i popoli del passato, sia nel corpo a corpo che nell’orda.
In Giappone il grido del guerriero divenne un’arte
specifica, il kiai (da ki “spirito, energia” e ai “unire”), che emesso con forza dal
centro dell’addome (hara) con
un’esatta integrazione delle qualità sonore, ha il potere di uccidere
l’avversario o defletterne l’attacco, ma anche di guarire.
Le voci delle
emozioni, indissolubilmente legate alla struttura organica e alle cavità risonanti in
cui si generano, appartengono dunque ad un linguaggio archetipico, che unisce
ogni suono e le sue qualità, al moto interiore che le contraddistingue,
permettendone l’espressione nel mondo esterno.
“Nessuna voce parla più all'uomo, oggi,venendo
da pietre, piante o animali, né l'uomo si rivolge ad essi convintoche
lo possano udire”. C.G.
Jung
Le voci delle emozioni possono essere definite come dei veri
e propri risuonatoridei nostri umori, questo significa che
se a un’emozione corrisponde un tipo di suono/voce, ad un suono/voce
corrisponde un tipo di emozione; si tratta di un semplice principio che si
rivela però efficace nonostante la complessità delle possibili combinazioni di
sentimenti umani.
L’uso della voce e dei suoni come strumenti terapeutici ha
radici antichissime diffuse in tutto il mondo; la figura preminente che da
sempre ha utilizzato e utilizza la connessione presente tra gli stati di
coscienza e il suono, il ritmo e il canto, è lo sciamano; guaritore, saggio ma
anche mago, visionario, divinatore e artista, ha rappresentato dagli albori
tribali l’intermediario con il mondo dello spirito.
- Sciamano mongolocon
tamburo e campanelli
Lo
sciamanismo è in tutto il pianeta, la più antica forma di spiritualità umana;
costituito da credenze e pratiche ispirate e connesse ai fenomeni e agli
elementi della natura, mira a mantenere o ripristinare le condizioni di
equilibrio e benessere, sia nell’individuo che nella collettività. Lo
squilibrio (malattia, carestia, conflitti…) è inteso e percepito come
un'indotta o accidentale separazione dalla condizione originaria, ossia
l’armonia naturale e la vitalità dello spirito. Gli sciamani ricercano nelle
loro pratiche la mimesi con i fenomeni naturali allo scopo di contattarne la
matrice spirituale; tramite la voce, i suoni del tamburo, delle campane o
dei sonagli ottengono uno stato di coscienza estatica (dal greco ex-stasis, “essere fuori”), a volte con
caratteristiche di possessione, dove il linguaggio metaforico rende possibile
la comunicazione con tutto ciò che sta oltre le ordinarie capacità percettive e
verbali.
Gli sciamani dell’Amazzonia peruviana intonano cantando,
bisbigliando o fischiando, delle melodie magiche chiamate icaros che, ricevute in
stato di trance dagli spiriti, vengono usate per caricare energeticamente
persone, animali, piante o oggetti inanimati, col proposito di ottenere o
influenzare un risultato. In Siberia invece il canto serve a ricordare allo
sciamano la propria identità e il proprio potere, afferma le sue abilità e lo
annuncia agli spiriti.
Nelle pratiche Taoiste vengono usati precisi suoni, chiamati
i sei soffi di guarigione, per la purificazione dei dodici meridiani
energetici associati a organi e visceri nella Medicina Tradizionale Cinese. Si
tratta di sei differenti suoni che, emessi lievemente durante determinati
esercizi fisici, producono una vibrazione risonante nel meridiano energetico associato.
I sacerdoti Egizi usavano la naturale progressione armonica
del canto vocalico nelle loro cerimonie; difatti nella sequenza U - O (chiusa) –
O (aperta) – A – E (aperta) – E (chiusa) - Isi generano naturalmente armoniche della stessa nota fondamentale con
frequenza sempre più alta.
E’ nellaregione di
Tuva in Mongolia che si trovano le più antiche tracce di uno straordinario
stile vocale, il khoomii,un complesso sistema di tecniche oggi noto
come canto armonico o overtone singing,
dove tramite un raffinato controllo delle cavità orali vengono prodotti e
modulati due distinti suoni contemporaneamente (cioè su una nota fondamentale
fissa, vengono emesse sequenze di singoli armonici); queste tecniche provocano
in chi le ascolta, ma soprattutto in chi le esegue, una profonda catarsi,
dovuta alla concentrazione richiesta e alla bellezza stupefacente
dell’effetto ricreato, tanto naturale da apparire innaturale, ma soprattutto alle acute frequenze prodotte (impossibili da generare come fondamentali, ossia dalle corde vocali) che per effetto dell risonanza mettono in vibrazione la scatola cranica e la neocorteccia celebrale generando una notevole ricarica della stessa, che viene sperimentata dal praticante come un luminoso vuoto mentale.
Il canto degli
armonici, riveste una
parte importante tra le tecniche di canto terapeutico in quanto espressione di una naturale struttura armonica presente nell'uomo; è ampliamente usato
nello yoga gel suono, che tra l'altro contempla e approfondisce anche l'utilizzo dei mantra (dal
sanscrito “pensiero che agisce, che protegge o che libera la mente”).
I mantra nascono come formule devozionali, protettive o
invocative nei culti vedici dellIndia; devono essere ripetuti più volte e possono essere
cantati, mormorati o recitati mentalmente, tradizionalmente esprimono al
massimo la loro forza nella pronuncia mentale (ahanata nada o suono non udibile). La sillaba sacra sanscrita OM
è il mantra più noto e importante, rappresenta l'atto creativo all'origine dell'universo, l'esistenza totale, sia empirica
che trascendentale e rivela tre aspetti nell'esatta pronuncia A-U-M che deve
essere correttamente eseguita anche in termini d'intonazione e respirazione.
Il canto è il linguaggio evocativo dello spirito in tutti i
popoli che hanno mantenuto un rapporto vitale con la Madre
Terra; èancheil principale supporto alla trasmissione orale delle tradizioni,
proprio perché incide i suoi invisibili tratti nelle profondità delle memorie
cellulari, restando strettamente legato alle immagini e ai sentimenti ad esso
associati. Invocazioni, canti di medicina e di potere, ninne nanne, ma anche
filastrocche e inni di battaglia, danno vita a veri e propri archivi canori di
memoria.
Icaros di sciamani Shipibo dell'amazzonia peruviana
Quello della meditazione è un tema vastissimo che si ritrova, seppur sviluppato diversamente, in tutte le culture del pianeta. Si può forse dire che esistono molti modi di fare meditazione, ma che tutti debbono convergere in uno stesso punto affinchè si possano definire come tali..... il punto in questione è l'essere, a cui si può giungere tramite l'osservazione priva di giudizio e interpretazione; una condizione di pace dove non occorre fare niente e che non mira a nessun particolare scopo che non sia il semplice stare, l'essere presenti, fluire col flusso, lasciando che la nostra natura più intima e profonda, la nostra essenza vitale e cosciente possa emergere spontaneamente.
Talvolta nella meditazione vengono adottati dei mezzi di sostegno affinché l'attenzione del praticante possa essere focalizzata su un unico punto o oggetto (ekagrata nella tradizione yogica); tra i più diffusi mezzi di sostegno troviamo il respiro (l'attenzione si "aggancia" al costante percorso dell'aria nel corpo), la visualizzazione di simboli o immagini sacre e il suono, che può essere emesso dal praticante (mantra, canti o vocalizzi) o semplicemente ascoltato.
Sulla meditazione in generale si trovano numerose e approfondite informazioni sia sul web che nei libri, e cosa più importante, chiunque sia sinceramente interessato può facilmente accedere a incontri o corsi dove praticare con maestri o insegnanti esperti.
Per questo approfondiremo qui l'utilizzo del suono come mezzo di sostegno alla meditazione.
Come già accennato ci sono diversi modi di usare i suoni nella meditazione, introdurre una meditazione con il suono di una campana tibetana armonica
è un metodo molto efficace di pulizia del pensiero, inoltre, quando il
suono si estingue lo fà in modo molto lento e accompagna l'attenzione
nel silenzio che segue. In ogni caso sarà determinate la qualità dell'osservazione, (che in questo caso è più appropriato chiamare ascolto). Non si tratta di portare l'attenzione in ciò che entra nelle nostre orecchie, l'ascolto si rivolge su sé stessi, sui moti energetici e sulle risonanze interiori che il suono genera. Difatti, in una condizione di quiete e ricettività, sia recitando un mantra, sia cantando una vocale o sequenze di vocali, sia ascoltando certi suoni mono-toni particolarmente ricchi di armonici, si possono abbastanza facilmente identificare, le numerose risonanze all'interno del corpo.
La risonanza è un fenomeno fisico e metafisico imprescindibile; tutto nell'universo vibra e ogni vibrazione stimola ed è stimolata da altre vibrazioni; si può affermare che l'universo è un'infinito oceano vibrante che si autoconosce e autoalimenta per mezzo dalle risonanze.
Tali risonanze sono uno dei presupposti principali delle terapie sonore, ma non solo, è sulla nostra capacità di risonanza a livelli sottili (che comprendono la sfera psicoemotiva) che si fonda il piacere che proviamo nell'ascolto della musica.
Nella pratica meditativa si tende a limitare al minimo la stimolazione sensoriale e quindi l'attività mentale, infatti l'utilizzo di suoni durante o prima di una sessione ha lo scopo di annullare il flusso dei pensieri per la naturale capacità della vibrazione acustica di catalizzare la mente, aiutando il praticante a dissolvere i confini che apparentemente separano l'interno dall'esterno.
Durante un bagno sonoro con le campane tibetane ad esempio, una volta superato lo scalino dell'ascolto "auricolare" (che comprende il giudizio mentale di ciò che si ascolta), ci si trova totalmente immersi e compenetrati dalle vibrazioni sonore, dall'ascolto dei suoni si giunge all'ascolto di sé, all'osservazione dello spazio interiore, dove l'attenzione viaggia, accompagnata e guidata dai suoni, permettendo una maggiore comprensione di sé, delle proprie capacità e dei limiti che ne impediscono l'esprimersi.
Questo accade anche nella recitazione dei mantra, (dal sanscrito man = mente e tras = che libera o che purifica) dove la continua ripetizione di una formula (sia parlata che cantata) permette di spostare gradualmente l'attenzione delle parole pronunciate e di penetrare sempre più in profondità nelle qualità vibratorie del suono. Spesso un mantra (kirtan) tradizionale già nel suo significato letterale indica una direzione, un'assetto interiore, evocando uno specifico stato si coscienza, ma esistono moltissimi mantra (bija) dall'alto valore simbolico e con specifiche caratteristiche vibratorie.
Come tutte le pratiche anche la meditazione richiede esercizio e costanza, in questo caso l'esercizio sta nel non fare, nel concedersi la stasi, nel sincero riconoscersi. In questo esercizio il suono può essere un valido alleato perchè ci parla con un linguaggio universale e arcaico che và a contattare direttamente quell'intima "parte" di noi, quell'inviolabile essenza capace di comprenderne ogni sfumatura.
Nello yoga del suono (nada yoga) si parla di ahata nada come suono udibile (ahata = percosso, colpito) e di anahata nada come suono non udible, che include, oltre a tutte le frequenze che superano lo spettro uditivo dell'uomo, le vibrazioni del pensiero e quindi le recitazioni mentali, fino a giungere all'ascolto del suono che comprende tutti i suoni... il silenzio.
Il suono in sé è solo una sensazione, un fenomeno elettrico legato all'orecchio, al sistema nervoso centrale e al metabolismo celebrale; ma la vibrazione (da cui origina la sensazione di suono) è l'essenza stessa del cosmo, è alla base di ogni moto energetico e meditare sul suono in quanto vibrazione equivale ad osservare il segreto dell'universo e scoprirlo in sé.