lunedì 22 aprile 2013

IL CANTO ARMONICO: PONTE TRA LE DIMENSIONI




Ogni produzione vocale, sia parlata che cantata contiene armonici (detti anche parziali o ipertoni), ogni voce è cioè composta da una combinazione di svariate frequenze che ne stabiliscono il timbro, se variamo l'uso delle cavità risonanti (muovendo le labbra, la mandibola, la lingua...) cambia la composizione armonica del suono e possiamo distinguere una U da una A o una I.

Con la definizione di canto armonico si intendono generalmente una serie di tecniche e stili vocali dalle origini remote che tende ad enfatizzare la componente armonica presente nella voce, alcune frequenze vengono "filtrate" in modo da farne spiccare altre in modo netto e chiaro; in certi casi si amplificano i singoli armonici fino a renderli protagonisti assoluti dell'emissione vocale, come in alcuni degli stili del vasto insieme di tecniche Khoomi (Choomei, Xoomii, Homi, Xhoomij, Kogemei...).
Il Khoomi ha probabilmente avuto origine in diverse aree della Mongolia contemporaneamente, ma si è particolarmente sviluppato nella regione di Tuva. Da sempre associato alla forte tradizione sciamanica di quelle terre, dove la musica è ispirata dai cicli, dai respiri dalla natura e ne imita le voci, e dove la natura è considerata espressione dello spirito, il canto armonico rappresenta nella cultura mongola, uno strumento tradizionale di trascendenza e di comunicazione con la dimensione degli spiriti, degli dei e delle forze naturali.
In alcune delle più popolari tecniche Khoomi, come il Sygyt, vengono prodotti suoni molto acuti e flautati che generano melodie dall'affascinante effetto ipnotico... difficile non restare meravigliati dal loro ascolto! Il Kargyraa e il Chylandyyk invece utilizzano note fondamentali molto basse, con specifici armonici che ne determinano la forma e le risonanze nel corpo, in modo simile alle tecniche usate in Tibet nelle pratiche tantriche dei monasteri di Gyume e Gyuto, dove la recitazione dei sutra si avvale della profonda vibrazione del canto armonico per amplificarne le risonanze nel cosmo.

In occidente la conoscenza degli armonici risale alle scoperte di Pitagora nella Grecia del VI secolo, il quale riusci a esprimere matematicamente i rapporti armonici; ma aldilà di ciò, nell'antica Grecia venivano officiati culti che consideravano i suoni vocalici come veri e propri portali di comunicazione con gli eroi viaggianti simbolo degli dei: i pianeti. Sequenze ascendenti avevano la funzione di protendere verso il divino e trascendere la materia (portale degli dei, ascensione), mentre le sequenze discendenti, preferite dai pitagorici, tendevano ad infondere le qualità divine nella materia e quindi nel corpo (portale dell'uomo, incarnazione).

L'interesse per il canto armonico si sveglia nel mondo moderno attorno agli anni '70, grazie al lavoro di ricerca e sperimentazione dell'etnomusicologo vietnamita Tran Quang Hai, dei compositori e cantanti David Hykes, Roberto Lanieri e altri pionieri come Michael Vetter e Christian Bollman.
Le tecniche sviluppate in occidente si distinguono da quelle orientali soprattutto per le diverse energie coinvolte nella produzione (minore pressione dell'aria e minore forzatura delle corde vocali) e per la varietà dell'utilizzo in ambito creativo/artistico, che provvede all'ampliamento degli orizzonti stilistici pur mantenendo sempre un'intrinseca connessione all'esperienza spirituale,

Gli armonici si generano nelle cavità orali sulla base della nota fondamentale (la vibrazione generata dalle corde vocali) seguendo fedelmente la loro naturale progressione, la quale esprime i rapporti numerici e vibrazionali del concetto di armonia. La  progressione degli armonici infatti mostra come diverse frequenze vibratorie si possano relazionare tra di sé determinando quei rapporti di ordine ed equilibrio che da sempre sono stati ritrovati in svariate manifastazioni naturali, tanto da spingere numerosi ricercatori, filosofi e artisti di ogni epoca, a cercare nell'ordine armonico un codice di creazione universale. 
Con il canto degli armonici questi rapporti vengono amplificati e fatti vibrare in tutto il corpo e nello spazio circostante, trasmettendo per risonanza le loro qualità armonizzanti.

La progressione degli armonici è teoricamente infinita e va gradualmente a comprendere rapporti sempre più infinetesimali e complessi. Questo fattore, nel sostenere l'idea dell'onnipresenza di rapporti armonici, lascia intuire come tutte le manifestazioni della realtà possano esprimere una qualità armonica.

Mentre ogni suono naturale e musicale è formato da una amalgama di differenti frequenze, gli armonici che ne compongono la struttura non sono ulteriormente frazionabili, sono toni puri, atomi sonori e per questo totalmente impersonali... se ogni voce umana è unica e distinguibile per la sua peculiare conformazione timbrica, gli ipertoni che la compongono sono gli stessi per chiunque, appartengono ad una sfera dell'essere priva di  personalità, eterea e trascendente, inoltre, essendo porzioni di suono sempre più acute e lievi rispetto alla fondamentale, indicano un'ulteriore qualità della vibrazione, cioè di mettere in contatto risonante e quindi in comunicazione, differenti stati di coscienza.

Cantare un'armonico significa schiudere le ali, risvegliare una percezione sottile, contattare l'aspetto divino dell'essere umano e farlo risuonare  in connessione all'immancabile suono fondamentale, le radici, emblema dell'esperienza incarnata. Con una buona padronanza tecnica gli ipertoni prodotti sono chiari e forti, mettono in risonanza tutta la scatola cranica, generando in chi li produce una sorta di esplosione luminosa, probabilmente dovuta alla forte ricarica della corteccia celebrale che deriva dalla metabolizzazione delle frequenze acute.



Infatti i benefici dimostrati di queste tecniche  sono molti, oltre a migliorare le performance vocali per una maggiore capacità di sentire in modo più completo i suoni prodotti e a ricaricare la corteccia cerebrale (i suoni acuti sono energizzanti e alimentano il cervello tramite la conversione che avviene nell'apparato uditivo delle onde acustiche in impulso elettrico), una sessione di canto armonico provvede alla riduzione dei ritmi cardiaci e del consumo d'ossigeno grazie al rallentamento del ritmo respiratorio; rallentano l'attività delle onde cerebrali (con un'incremento di onde alfa) e la percezione temporale, riducendo inevitabilmente tutti i ritmi generali del metabolismo e favorendo differenti stati di coscienza; in questa condizione si creano nuove sinapsi neuronali nel cervello... le implicazioni sono molte...

Volendo sintetizzare con le parole di Roberto Laneri "Per quanto riguarda il canto armonico, non c'è alcun dubbio che si tratti di una delle vie maestre a quella sospensione del dialogo mentale che la moderna neurofisiologia, d'accordo con l'antica sapienza, riconosce come la modalità ottimale di funzionamento cerebrale".

Nel Nada Yoga (yoga del suono) il canto di specifici ipertoni è associato all'attivazione e armonizzazione dei corrispettivi centri energetici, nella pratica musicoterapica di stampo orientale le tecniche di overtoning vengono applicate nel riequilibrio delle energie sottili, essendo tali suoni ritenuti capaci di stimolare un naturale riallineamento energetico, requisito fondamentale per uno stato di benessere e salute.  

Quindi il canto armonico può essere considerato come uno strumento di purificazione e cura, induttore di stati meditativi e veicolo di conoscenza dell'universo vibratorio. Il suo ascolto e utilizzo evocano immediatamente la dimensione spirituale portandola nell'esperienza quotidiana, dentro il corpo, in modo semplice e diretto... incontriamo i suoni celestiali ...sotto la volta del palato.


ALATA - Dall'album "Mahanada" di Tashi Massimo Fabbrucci


 Performance di canto armonico di Christian Bollmann


 Dimostrazione di 6 stili di Khomii mongolo 



Tecnica tibetana - sutra del cuore

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