venerdì 15 marzo 2013

ARCHETIPI SONORI, LA VOCE DELLO SPIRITO


 


Al di là del valore simbolico che possiamo   attribuire ad  un  suono, in base alla nostra cultura e alla nostra esperienza personale,  esistono alcuni modelli sonori che hanno caratteristiche originarie, primitive. Si tratta prevalentemente delle voci della natura: i suoni degli elementi, come la pioggia, il vento, il tuono, ma anche il vasto repertorio di suoni non articolati presenti nel regno animale e in quello umano. La principale differenza tra il linguaggio umano e quello animale è che l’uomo usa un linguaggio verbale permesso dallo sviluppo dall’area celebrale della neocorteccia. Tramite le parole (simbolo prima sonoro, poi grafico), è possibile comunicare accurate descrizioni, speculazioni intellettuali e fantasiose astrazioni, che possono essere completamente separate dalla realtà oggettiva.
L’uomo però, anche se in modo generalmente represso, condivide con i mammiferi la principale caratteristica del loro linguaggio vocale, ossia la capacità di comunicare direttamente le emozioni; frutto del cervello limbico questo linguaggio esclude la separazione tra il soggetto che percepisce o comunica e l’oggetto percepito o comunicato.
Un ringhio minaccioso, un mugolio lamentoso, un grido di richiamo, sono alcuni tra i tanti versi animali che fanno parte dell’eredità ancestrale di ogni essere umano, ognuno di questi suoni veicola un messaggio chiaro e universale che, andando ben oltre il retaggio culturale e suoi condizionamenti, arriva a contattare memorie cellulari connesse al regno dell’inconscio, stimolando forti reazioni emotive, istintive e automatiche.
Il suono del respiro e il battito del cuore,  portano quell’informazione di protezione acquisita nel periodo prenatale, capace di placare il neonato che attira la madre con il suono del suo pianto disperato. Allo stesso modo in qualunque parte del mondo si può distinguere un urlo di dolore da un urlo di rabbia, o incontrare il suono di una risata ad accompagnare l’allegria e il divertimento delle persone. Persino le esclamazioni, siano esse di dolore, di piacere, stupore, esultanza, paura, hanno  suoni comuni in ogni popolo della terra e utilizzano sovente le stesse vocali; cosi anche nel tono della voce parlata, quando questa fluisce in modo naturale e non è manipolata,  emerge fedelmente lo stato emotivo del momento, rivelando incertezza, timore, disprezzo, entusiasmo, provocazione, affetto, etc.
Il potere paralizzante del grido e del clamore sonoro, ha fatto si che questi rientrassero nelle strategie di combattimento di quasi tutti i popoli del passato, sia nel corpo a corpo che nell’orda.
In Giappone il grido del guerriero divenne un’arte specifica, il kiai (da ki “spirito, energia” e ai “unire”), che emesso con forza dal centro dell’addome (hara) con un’esatta integrazione delle qualità sonore, ha il potere di uccidere l’avversario o defletterne l’attacco, ma anche di guarire.
Le voci delle emozioni, indissolubilmente legate alla struttura organica e alle cavità risonanti in cui si generano, appartengono dunque ad un linguaggio archetipico, che unisce ogni suono e le sue qualità, al moto interiore che le contraddistingue, permettendone l’espressione nel mondo esterno. 


“Nessuna voce parla più all'uomo, oggi, venendo da pietre, piante o animali, né l'uomo si rivolge ad essi convinto che lo possano udire”. C.G. Jung

Le voci delle emozioni possono essere definite come dei veri e propri risuonatori dei nostri umori, questo significa che se a un’emozione corrisponde un tipo di suono/voce, ad un suono/voce corrisponde un tipo di emozione; si tratta di un semplice principio che si rivela però efficace nonostante la complessità delle possibili combinazioni di sentimenti umani.

L’uso della voce e dei suoni come strumenti terapeutici ha radici antichissime diffuse in tutto il mondo; la figura preminente che da sempre ha utilizzato e utilizza la connessione presente tra gli stati di coscienza e il suono, il ritmo e il canto, è lo sciamano; guaritore, saggio ma anche mago, visionario, divinatore e artista, ha rappresentato dagli albori tribali l’intermediario con il mondo dello spirito.


 - Sciamano mongolo con tamburo e campanelli
Lo sciamanismo è in tutto il pianeta, la più antica forma di spiritualità umana; costituito da credenze e pratiche ispirate e connesse ai fenomeni e agli elementi della natura, mira a mantenere o ripristinare le condizioni di equilibrio e benessere, sia nell’individuo che nella collettività. Lo squilibrio (malattia, carestia, conflitti…) è inteso e percepito come un'indotta o accidentale separazione dalla condizione originaria, ossia l’armonia naturale e la vitalità dello spirito. Gli sciamani ricercano nelle loro pratiche la mimesi con i fenomeni naturali allo scopo di contattarne la matrice spirituale; tramite la voce, i suoni del tamburo, delle campane o dei sonagli ottengono uno stato di coscienza estatica (dal greco ex-stasis, “essere fuori”), a volte con caratteristiche di possessione, dove il linguaggio metaforico rende possibile la comunicazione con tutto ciò che sta oltre le ordinarie capacità percettive e verbali.
Gli sciamani dell’Amazzonia peruviana intonano cantando, bisbigliando o fischiando, delle melodie magiche chiamate icaros che, ricevute in stato di trance dagli spiriti, vengono usate per caricare energeticamente persone, animali, piante o oggetti inanimati, col proposito di ottenere o influenzare un risultato. In Siberia invece il canto serve a ricordare allo sciamano la propria identità e il proprio potere, afferma le sue abilità e lo annuncia agli spiriti.
Nelle pratiche Taoiste vengono usati precisi suoni, chiamati i sei soffi di guarigione, per la purificazione dei dodici meridiani energetici associati a organi e visceri nella Medicina Tradizionale Cinese. Si tratta di sei differenti suoni che, emessi lievemente durante determinati esercizi fisici, producono una vibrazione risonante nel meridiano energetico associato.
I sacerdoti Egizi usavano la naturale progressione armonica del canto vocalico nelle loro cerimonie; difatti nella sequenza U - O (chiusa) – O (aperta) – A – E (aperta) – E (chiusa) - I  si generano naturalmente armoniche della stessa nota fondamentale con frequenza sempre più alta.
E’ nella  regione di Tuva in Mongolia che si trovano le più antiche tracce di uno straordinario stile vocale, il khoomii,  un complesso sistema di tecniche oggi noto come canto armonico o overtone singing, dove tramite un raffinato controllo delle cavità orali vengono prodotti e modulati due distinti suoni contemporaneamente (cioè su una nota fondamentale fissa, vengono emesse sequenze di singoli armonici); queste tecniche provocano in chi le ascolta, ma soprattutto in chi le esegue, una profonda catarsi, dovuta alla  concentrazione richiesta e alla bellezza stupefacente dell’effetto ricreato, tanto naturale da apparire innaturale, ma soprattutto alle acute frequenze prodotte (impossibili da generare come fondamentali, ossia dalle corde vocali) che per effetto dell risonanza mettono in vibrazione la scatola cranica e la neocorteccia celebrale generando una notevole ricarica della stessa, che viene sperimentata dal praticante come un luminoso vuoto mentale. 
Il canto degli armonici, riveste una parte importante tra le tecniche di canto terapeutico in quanto espressione di una naturale struttura armonica presente nell'uomo; è ampliamente usato nello yoga gel suono, che tra l'altro contempla e approfondisce anche l'utilizzo dei mantra (dal sanscrito “pensiero che agisce, che protegge o che libera la mente”).
I mantra nascono come formule devozionali, protettive o invocative nei culti vedici dellIndia; devono essere ripetuti più volte e possono essere cantati, mormorati o recitati mentalmente, tradizionalmente esprimono al massimo la loro forza nella pronuncia mentale (ahanata nada o suono non udibile). La sillaba sacra sanscrita OM è il mantra più noto e importante, rappresenta l'atto creativo all'origine dell'universo, l'esistenza totale, sia empirica che trascendentale e rivela tre aspetti nell'esatta pronuncia A-U-M che deve essere correttamente eseguita anche in termini d'intonazione e respirazione.

Il canto è il linguaggio evocativo dello spirito in tutti i popoli che hanno mantenuto un rapporto vitale con la Madre Terra; è anche il principale supporto alla trasmissione orale delle tradizioni, proprio perché incide i suoi invisibili tratti nelle profondità delle memorie cellulari, restando strettamente legato alle immagini e ai sentimenti ad esso associati. Invocazioni, canti di medicina e di potere, ninne nanne, ma anche filastrocche e inni di battaglia, danno vita a veri e propri archivi canori di memoria.







Icaros di sciamani Shipibo dell'amazzonia peruviana

lunedì 11 marzo 2013

MEDITAZIONI SONORE: Bagni di suono, mantra e silenzio


 


Quello della meditazione è un tema vastissimo che si ritrova, seppur sviluppato diversamente, in tutte le culture del pianeta. Si può forse dire che esistono molti modi di fare meditazione, ma che tutti debbono convergere in uno stesso punto affinchè si possano definire come tali..... il punto in questione è l'essere, a cui si può giungere tramite l'osservazione priva di giudizio e interpretazione; una condizione di pace dove non occorre fare niente e che non mira a nessun particolare scopo che non sia il semplice stare, l'essere presenti, fluire col flusso, lasciando che la nostra natura più intima e profonda, la nostra essenza vitale e cosciente possa emergere spontaneamente.

Talvolta nella meditazione vengono adottati dei mezzi di sostegno affinché l'attenzione del praticante possa essere focalizzata su un unico punto o oggetto (ekagrata nella tradizione yogica); tra i più diffusi mezzi di sostegno troviamo il respiro (l'attenzione si "aggancia" al costante percorso dell'aria nel corpo), la visualizzazione di simboli o immagini sacre e il suono, che può essere emesso dal praticante (mantra, canti o vocalizzi) o semplicemente ascoltato.

Sulla meditazione in generale si trovano numerose e approfondite informazioni sia sul web che nei libri, e cosa più importante, chiunque sia sinceramente interessato può facilmente accedere a incontri o corsi dove praticare con maestri o insegnanti esperti.
Per questo approfondiremo qui l'utilizzo del suono come mezzo di sostegno alla meditazione.

Come già accennato ci sono diversi modi di usare i suoni nella meditazione, introdurre una meditazione con il suono di una campana tibetana armonica è un metodo molto efficace di pulizia del pensiero, inoltre, quando il suono si estingue lo fà in modo molto lento e accompagna l'attenzione nel silenzio che segue. In ogni caso sarà determinate la qualità dell'osservazione, (che in questo caso è più appropriato chiamare ascolto). Non si tratta di portare l'attenzione in ciò che entra nelle nostre orecchie, l'ascolto si rivolge su sé stessi, sui moti energetici e sulle risonanze interiori che il suono genera. Difatti, in una condizione di quiete e ricettività, sia recitando un mantra, sia cantando una vocale o sequenze di vocali, sia ascoltando certi suoni mono-toni particolarmente ricchi di armonici, si possono abbastanza facilmente identificare, le numerose risonanze all'interno del corpo.
La risonanza è un fenomeno fisico e metafisico imprescindibile; tutto nell'universo vibra e ogni vibrazione stimola ed è stimolata da altre vibrazioni; si può affermare che l'universo è un'infinito oceano vibrante che si autoconosce e autoalimenta per mezzo dalle risonanze.
Tali risonanze sono uno dei presupposti principali delle terapie sonore, ma non solo, è sulla nostra capacità di risonanza a livelli sottili (che comprendono la sfera psicoemotiva) che si fonda il piacere che proviamo nell'ascolto della musica.

Nella pratica meditativa si tende a limitare al minimo la stimolazione sensoriale e quindi l'attività mentale, infatti l'utilizzo di suoni durante o prima di una sessione ha lo scopo di annullare il flusso dei pensieri per la naturale capacità della vibrazione acustica di catalizzare la mente, aiutando il praticante a dissolvere i confini che apparentemente separano l'interno dall'esterno.



Durante un bagno sonoro con le campane tibetane ad esempio, una volta superato lo scalino dell'ascolto "auricolare" (che comprende il giudizio mentale di ciò che si ascolta), ci si trova totalmente immersi e compenetrati dalle vibrazioni sonore, dall'ascolto dei suoni si giunge all'ascolto di sé, all'osservazione dello spazio interiore, dove l'attenzione viaggia, accompagnata e guidata dai suoni, permettendo una maggiore comprensione di sé, delle proprie capacità e dei limiti che ne impediscono l'esprimersi.
Questo accade anche nella recitazione dei mantra, (dal sanscrito man = mente e tras = che libera o che purifica) dove la continua ripetizione di una formula (sia parlata che cantata) permette di spostare gradualmente l'attenzione delle parole pronunciate e di penetrare sempre più in profondità nelle qualità vibratorie del suono. Spesso un mantra (kirtan) tradizionale già nel suo significato letterale indica una direzione, un'assetto interiore, evocando uno specifico stato si coscienza, ma esistono moltissimi mantra (bija) dall'alto valore simbolico e con specifiche caratteristiche vibratorie.


Come tutte le pratiche anche la meditazione richiede esercizio e costanza, in questo caso l'esercizio sta nel non fare, nel concedersi la stasi, nel sincero riconoscersi. In questo esercizio il suono può essere un valido alleato perchè ci parla con un linguaggio universale e arcaico che và a contattare direttamente quell'intima "parte" di noi, quell'inviolabile essenza capace di comprenderne ogni sfumatura.

 Nello yoga del suono (nada yoga) si parla di ahata nada come suono udibile (ahata = percosso, colpito) e di anahata nada come suono non udible, che include, oltre a tutte le frequenze che superano lo spettro uditivo dell'uomo, le vibrazioni del pensiero e quindi le recitazioni mentali, fino a giungere all'ascolto del suono che comprende tutti i suoni... il silenzio.


Il suono in sé è solo una sensazione, un fenomeno elettrico legato all'orecchio, al sistema nervoso centrale e al metabolismo celebrale; ma la vibrazione (da cui origina la sensazione di suono) è l'essenza stessa del cosmo, è alla base di ogni moto energetico e meditare sul suono in quanto vibrazione equivale ad osservare il segreto dell'universo e scoprirlo in sé.